2 gennaio 2024: diamo il benvenuto nella Rete IN.N.E.R. al BioDistretto Sud Sardegna e Arcipelago del Sulcis

Via Loru, 33 – 09028 Sestu (Cagliari)

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Il BioDistretto Sud Sardegna e Arcipelago del Sulcis è stato costituito, dopo una quindicina di incontri territoriali, sotto forma di Cooperativa, nel mese di novembre 2021 ed è stato riconosciuto dalla Regione Autonoma della Sardegna in data 03.03.2023. Il suo territorio di competenza coincide con la “vecchia” provincia di Cagliari più alcuni Comuni dell’Oristanese e del Nuorese dove sono ubicati alcuni impianti di trasformazione appartenenti alle Filiere produttive oggetto di interesse del BioDistretto.

Al BioDistretto Sud Sardegna e Arcipelago del Sulcis aderiscono 50 aziende di produzione, trasformazione e commercializzazione di prodotti biologici, l’unica OP biologica riconosciuta in Sardegna, la Cooperativa S’Atra Sardigna, , tre delle quattro più rappresentative Organizzazioni Professionali Agricole (Copagri, CIA e Confagricoltura) le tre Centrali della Cooperazione (LegaCoop, AIGC, ConfCooperative), Legambiente, Slow Food, WWF (in fase di pre-adesione), diverse associazioni e strutture di promozione dell’agricoltura biologica e di tipo culturale.

Il BioDistretto Sud Sardegna e Arcipelago del Sulcis ha approvato il Piano del BioDistretto che riflette strategia, obiettivi e risultati attesi per le 5 filiere produttive presenti nel BioDistretto: ortofrutta, latte e formaggi ovini, cereali-pane-pasta, olio e vino.

Il BioDistretto Sud Sardegna e Arcipelago del Sulcis gode del supporto e del partenariato di numerose amministrazioni Comunali, della Città Metropolitana di Cagliari e dell’Unione dei Comuni Nora e Bithia.

Presidente del BioDistretto è Ignazio Cirronis, pioniere dell’agricoltura biologica in Sardegna e Presidente di ANAPROBIO (Ass.ne produttori bio di Copagri); del Consiglio di Amministrazione fanno parte, nel rispetto della parità di genere, altri 4 produttori biologici: Massimo Pusceddu (vice Presidente), Antonella Sannia (produttrice formaggi ovini), Luca Giraldi (tecnico e produttore ortofrutticolo), Laura Piras (produttore vivvaistica olivicola e produttrice mandorle); un trasformatore bio cereali, Antonio Secci; Annalisa Colombu (Presidente Legambiente Sardegna) e Marzia Varaldo (Presidente Cooperativa socio-culturale Millepiedi)

Gli obiettivi inseriti nella Strategia del BioDistretto sono di due tipologie: generali e specifici.

Gli obiettivi generali sono:

  1. Sviluppo delle produzioni e delle attività di trasformazione così da fare fronte alla forte domanda di prodotti biologici sardi; lo sviluppo del numero di aziende, oltre che la crescita della potenzialità produttive delle aziende biologiche esistenti, si rende possibile grazie alla già matura penetrazione sul mercato, sia locale che nazionale ed estero, dei prodotti biologici sardi ed è necessario per dare al territorio del BioDistretto un apporto significativo nella direzione dello sviluppo ecologicamente sostenibile e della transizione ecologica verso un nuovo modello di sviluppo rurale; peraltro, la crescita delle attività artigianali e di trasformazione sono, invece, la premessa indispensabile per la valorizzazione delle tradizioni enogastronomiche locali, da un lato, e per la creazione in loco del maggior valore aggiunto alla produzione primaria che, grazie alle Filiere organizzate, controlla tutte le fasi produttive e commerciali.
  2. Sviluppo dei consumi sia in Filiera Corta che su Filiere lunghe; parallelamente allo sviluppo delle produzioni si deve agire sul lato dei consumi con azioni che permettano di raggiungere nei cittadini una maggiore consapevolezza sui valori intrinseci dei prodotti biologici, sulle garanzie che essi offrono grazie alla uniformità e severità del sistema di certificazione europeo sul metodo di produzione bio, sul contributo che essi offrono ad una alimentazione naturale ed al rispetto dell’ambiente, prima ancora che  alla salute delle persone, e sulla valorizzazione del territorio del BioDistretto Sud Sardegna e Arcipelago del Sulcis.. Specifica attenzione verrà data alla valorizzazione delle certificazioni DOP e IGP per i prodotti del BioDistretto quali, per esempio: i tre formaggi DOP Pecorino Romano, Pecorino sardo e Fiore Sardo, il carciofo spinoso DOP di Sardegna, l’olio extravergine di oliva DOP di Sardegna, numerosi vini DOC tra cui Carignano, Cannonau, Vermentino di Sardegna, lo zafferano DOP di Sardegna e l’agnello di Sardegna IGP.
  3. Infrastrutture e Servizi (Assistenza Tecnica alla conversione aziendale, Trasporti, Energie rinnovabili e Comunità Energetiche, Ricerca, Sviluppo e Sperimentazione): ci sono alcune pre-condizioni perché produzione e consumi biologici possano crescere omogeneamente nel territorio del BioDistretto mantenendo costanza nel tempo: a) la conversione di aziende convenzionali al biologico passa per la fornitura di formazione ed assistenza tecnica volta superare diffidenze e disinformazione insite nel mondo rurale e potente freno allo sviluppo del biologico; da qui l’esigenza di formare uno specifico servizio di assistenza tecnica per la conversione biologica delle aziende; b) gli accordi di fornitura all’interno delle Filiere richiedono una organizzazione di trasporti adeguata alla vastità del territorio interessato dal BioDistretto, ad una articolazione stradale poco efficiente ed ai tempi di conferimento dei prodotti che spesso sono molto più lunghi di quanto la shelf-life dei prodotti lo consenta; ecco la proposta di organizzare ditte e servizi di trasporto gestiti con ottica distrettuale ed in stretto rapporto con le Filiere organizzate e ispirate il più possibile ai paletti della transizione energetica; c) la diffusione di impianti di energie rinnovabili presso le aziende agricole e di allevamento non è solo uno strumento per ridurre i costi di produzione e/o integrare e stabilizzare  il reddito degli agricoltori, ma anche un tassello per uno sviluppo rurale ecologico a 360 gradi del territorio del BioDistretto, oltre che un potenziale meccanismo di economia circolare che sfrutta le materie prime/sottoprodotti delle aziende agricole e di allevamento; in questo senso le Comunità Energetiche rappresentano un modello da perseguire con la realizzazione di numerose esperienze nel BioDistretto che perseguano l’alleanza tra produttori e consumatori di energia rinnovabile a livello locale; d) i mercati si confrontano ormai su scala globale e non solo sulle Filiere lunghe; la competitività passa per l’innovazione e le innovazioni si realizzano attraverso la ricerca, lo sviluppo e l’applicazione; l’esigenza è tanto più sentita, non solo per fattori competitivi, ma anche per la necessità di contrastare cambiamenti climatici, adottare tecniche produttive meno energivore, utilizzare le conoscenze in campo meteorologico e prevenire le conseguenze degli eventi calamitosi e catastrofici, sempre più frequenti e acuti, nonché sperimentare l’adattamento e il miglioramento di sementi e piante indigene ai mutamenti climatici e alla produzione su scala superiore a quella locale. Buona parte di questi obiettivi possono essere raggiunti sviluppando le attività di ricerca e sviluppo nel contesto del cosiddetto “nexus WEF” (nesso Acqua-Energia-Cibo) tramite lo studio di soluzioni innovative, in un quadro sinergico, per il perseguimento di benefici derivanti dall’utilizzo ottimale dell’acqua e della risorsa energetica e, conseguentemente, dalla produzione agricola e dalla successiva filiera alimentare.
  4. Sinergia con altri settori produttivi (Bioedilizia, Turismo ecosostenibile, Cultura e Tradizioni, etc.); il BioDistretto è legato essenzialmente alle Filiere agroalimentari. Tuttavia, vuole contribuire ad uno sviluppo complessivo che attraversa i settori economici collegati a quelle Filiere; dal Turismo alle Costruzioni, passando per l’Artigianato e la stessa Cultura perché nel territorio del BioDistretto Sud Sardegna e Arcipelago del Sulcis il “saper fare” proprio dell’agricoltura e dell’allevamento, ricco di contenuti e assai variegato, affonda le radici identitarie nella cultura sarda ed in quella tabarchina, fortemente caratterizzate ed allo stesso tempo integrate. Tutto questo può generare processi virtuosi di nuove opportunità di attività, produttive o meno in senso stretto, come bioedilizia, terra curda, ecoturismi, laboratori culturali e processi partecipativi transgenerazionali per ri-coinvolgere le fasce giovanili, etc., comunque capaci sia di creare reddito ed occupazione che di rafforzare il senso di appartenenza alla propria Comunità col risultato finale, quindi, di contribuire a frenare l’abbandono ed il degrado delle zone rurali. Si può ipotizzare di produrre nelle aziende del BioDistretto componenti naturali per il settore delle costruzioni; Migliorare l’efficienza energetica e il comfort dei fabbricati del BioDistretto; trasformare gli edifici/insediamenti delle aziende con le tecniche della bioedilizia migliorandone la capacità di attrazione.

Gli obiettivi specifici sono:

1 – Filiera ortofrutticola

  • 1.1.1 Facilitare conoscenze ed acquisto mezzi tecnici autorizzati in BIO, eventualmente anche con gruppi di acquisto, come condizione di contenimento dei costi di produzione delle aziende primarie
  • 1.1.3.1 Incremento superfici protette biologiche per fare fronte alla impetuosa domanda di prodotti ortofrutticoli (primizie e tardive) biologici sardi
  • 1.1.3.2 Incremento superfici frutticole, in particolare frutta a guscio a fronte di una domanda crescente del settore dolciario e salutistico di prodotto nazionale
  • 1.2.2 Organizzare eventi di presentazione delle produzioni ortofrutticole biologiche sarde
  • 1.2.3.1 Sviluppare rapporti virtuosi con Enti Locali e gestori Mense per introdurre nei menù i cibi biologici,
  • 1.2.3.2 Monitorare la corretta introduzione di prodotti biologici locali nella ristorazione collettiva per controllarne l’effettivo utilizzo ed approvvigionamento su base locale, quando previsto dal capitolato

2 – Filiera latte/formaggi ovicaprini

  • 2.1.1 Diversificazione produttiva ed ampliamento dell’offerta di prodotti lattiero caseari. Accanto alle produzioni tradizionali e tipiche, verranno sviluppate nuove tecnologie di trasformazione atte alla produzione di formaggi che incontrano le esigenze di un consumatore ormai sempre più attento a quello che sceglie per la propria alimentazione (formaggi molli, formaggi freschi, latti fermentati, gelati  etc).
  • 2.1.4 Creazione di contratti di filiera tra le aziende con minori vincoli di coltivazione, e quelle zootecniche di zone più marginali per favorire la produzione di fieno e granelle biologiche da utilizzare nell’allevamento
  • 2.1.5 Rafforzamento delle intese di Filiera
  • 2.2 Promozione delle caratteristiche nutrizionali e funzionali dei prodotti lattiero caseari ovi-caprini biologici.
  • 2.3 Miglioramento della autosufficienza alimentare ed abbattimento dei costi di produzione della azienda zootecnica biologica e in particolare: (1) Supporto e assistenza tecnica alle aziende, in collaborazione con le Agenzie, per la definizione del sistema foraggero e per la scelta delle specie foraggere da impiegare, maggiormente rispondenti alle caratteristiche pedoclimatiche dell’area ed alle esigenze dell’allevamento; (2) supporto e assistenza tecnica alle aziende per la scelta delle tecniche agronomiche più adatte alle condizioni pedoclimatiche e alle esigenze dell’allevamento con preferenza alla adozione di tecniche agronomiche conservative in grado di preservare/incrementare la fertilità dei suoli ed aumentare la sostenibilità delle produzioni biologiche; (3) attenzione nelle fasi di produzione delle scorte (fieni, fieni-silo, granelle) al fine di ottimizzare la produzione di scorte di qualità
  • 2.3.1 Sviluppo dell’attività sementiera biologica in collaborazione con Agenzie Regionali e ditte sementiere private
  • 2.3.2 Ideazione e realizzazione di un Piano di sviluppo delle produzioni foraggere e mangimistiche

3 – Filiera cereali/pasta/pane

  • 3.1 Promozione delle caratteristiche peculiari dei prodotti biologici della Filiera cerealicola
  • 3.2 Sviluppo dell’Accordo di Filiera Regione Sardegna cereali/legumi biologici con l’obiettivo primario di aumento delle produzioni cerealicole biologiche
  • 3.3 Sviluppo dell’attività sementiera cerealicola biologica in accordo con Agenzie Regionali e ditte sementiere private
  • 3.4 Miglioramento delle caratteristiche qualitative dei cereali, con particolare riferimento al grano duro, ai fini della trasformazione primaria (molitura) e secondaria (panificazione e pastificazione) attraverso: (1) attività di miglioramento genetico e scelta varietale ai fini di selezionare nuove varietà adattate agli ambienti pedoclimatici della Sardegna nel primo caso,  e all’individuazione delle varietà meglio rispondenti agli areali di coltivazione locali nel secondo caso; (2) adozione di tecniche agronomiche conservative e in grado di preservare/incrementare la fertilità naturale del suolo in un’ottica di sostenibilità delle produzioni biologiche; (3) attività di supporto e assistenza tecnica alle aziende di produzione primaria, per quanto attiene all’individuazione delle varietà e delle tecniche agronomiche più adatte ai vari areali di coltivazione; (4) maggiore attenzione nei riguardi delle fasi di raccolta e stoccaggio della materia prima
  • 3.5 Incremento dei trasformatori (pasta, pane e dolci) che utilizzano cereali ottenuti con il metodo di produzione biologico

4 – Filiera vitivinicola

  • 4.3.5 Promozione di impianti per la difesa sostenibile attraverso il sistema di monitoraggio dei dati Meteo-Climatici
  • 4.4 Promozione delle caratteristiche peculiari dei vini biologici
  • 4.4.1 Sviluppo dei vigneti biologici del Sud Sardegna
  • 4.4.2 Tutela e promozione vigneti su piede franco
  • 4.1.4 Facilitazione e supporto per le attività amministrative e burocratiche delle cantine biologiche

5 – Filiera olivicola

  • 5.1 Promozione delle caratteristiche peculiari dei olii biologici
  • 5.1.6 Realizzazione nuovi frantoi adeguati alla capacità produttiva presente nel BioDistretto ed alle esigenze di tempestività e concentrazione delle lavorazioni delle olive grazie alla meccanizzazione della fase di raccolta
  • 5.1.7 Accordi di filiera con frantoi
  • 5.2.1 Sviluppo di impianti di produzione razionali, a più bassi costi di gestione e con cultivar locali ed internazionali adattabili ai sistemi meccanizzati in biologico
  • 5.2.2 Implementazione di programmi di ricerca, miglioramenti e stabilizzazione clonale delle cultivar tradizionali sarde adatte ai sistemi meccanizzati
  • 5.2.3 Organizzazione servizi di gestione, per es. in conto terzi, per alcune operazioni meccanizzate
  • 5.2.4 Aggregazione produttori olivicoli
  • 5.2.5 Valorizzazione e rafforzamento del settore vivaistico biologico olivicolo nell’isola per non dipendere esclusivamente dal mercato vivaistico estero
  • 5.2.6 Formazione di manodopera specializzata per la produzione primaria e di tecnici per il settore oleario.