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L’ampliamento, il consolidamento e lo sviluppo dei Bio-distretti costituisce un obiettivo strategico dell’associazione IN.N.E.R..

Operativamente, esso si articola in due tipologie diversificate di azione: da un lato l’avvio e la creazione di  un bio-distretto; dall’altro il supporto e l’accompagnamento del bio-distretto costituito, per il suo consolidamento e sviluppo attraverso un utilizzo efficace delle opportunità nazionali, comunitarie e internazionali.

Per la prima tipologia di attività, le richieste di sostegno alla creazione provengono da gruppi di interesse molto differenti, come diversi sono i territori nei quali operano. Gruppi di ambientalisti mobilitati contro il degrado ambientale, che identificano nella metodologia dei bio-distretti una modalità per coinvolgere altri attori territoriali e i cui interessi sono omogenei alle loro rivendicazioni; amministratori locali che intendono valorizzare le potenzialità delle comunità che rappresentano il capitale territoriale inutilizzato e/o depauperato; in ultimo, ma non ultimi, gruppi di agricoltori biologici e di consumatori consapevoli che finalmente nei bio-distretti colgono l’opportunità di darsi una strategia di sviluppo integrato e sostenibile da condividere con tutti gli attori e la comunità locale. La notevole (bio)diversità della domanda ci ha indotto a mettere a punto un TOOL KIT -> vedi sezione dedicata.

A puro titolo esemplificativo, queste modalità di azione  hanno recentemente permesso di promuovere l’avvio di Comitati promotori a Tenerife (Canarie – Spagna), nella Valle del Minho (Portogallo), nella regione dei Monti Tatra (Slovacchia). Ciascuna di queste realtà è stata mobilitata da un promotore, al quale l’équipe di Inner ha fornito il tool kit,  seguendo, a distanza ed in presenza, l’avvio dell’iter previsto per la costituzione del bio-distretto.

E’ opportuna qualche riflessione sulla significatività del servizio attivato.

Il Comitato Promotore ha una discreta importanza nel processo di realizzazione di un bio-distretto.  Esso, infatti, si configura come piattaforma di collaborazione tra gli attori economici, sociali, istituzionali e culturali dell’area territoriale, in grado di valorizzare la cultura e l’identità locale nonché gli asset territoriali.  Il Comitato  stimola le esperienze di innovazione sociale e organizzativa, nelle quali  i cittadini, le forze sociali e produttive, le istituzioni locali sono “co-sviluppatori” di soluzioni innovative. Inoltre favorisce la crescita e lo sviluppo delle imprese, in particolare PMI, agendo sul potenziamento e innalzamento della qualità del prodotto/servizio offerto, al fine di determinare un maggior valore aggiunto ed elevare la propria capacità competitiva, così come la coesione e l’inclusione sociale.

Le azioni proposte tendono ad identificare le soluzioni per  migliorare la qualità della vita e la partecipazione sociale dei cittadini tramite anche l’impiego di servizi digitali (open government) e incentivi ad attività di co-progettazione, codesign e coworking, finalizzate alla valorizzazione della cultura e dell’identità locale (smart community). Si punta inoltre a costruire progressivamente e con la partecipazione di tutti, soggetti pubblici e privati,  una visione del futuro condivisa, per dare valore al dialogo tra produttori e consumatori attivi,  per generare crescita e nuova occupazione, e soprattutto una nuova identità basata sui  valori  e la concretezza della sostenibilità ambientale, dell’etica del lavoro, della coesione e dell’inclusione sociale.

Per quanto riguarda la seconda tipologia di attività, consolidamento e sviluppo dei bio-distretti, è stato messo a punto un indice ragionato di Piano Strategico di Area, coerente con gli orientamenti e le indicazioni della Commissione Europea. Ciò perché riteniamo che la Strategia Europea 2020 consenta di valorizzare la capacità del bio-distretto, operando come strumento di integrazione e coordinamento delle politiche ordinarie e comunitarie, oltre che delle risorse finanziarie provenienti da altre fonti.

Quest’approccio, se applicato con rigore, permette di correggere alcuni limiti gravi delle politiche e delle pratiche di sviluppo correnti:

  • la frammentazione e dispersione delle risorse: perché permette di coordinare meglio tra loro gli interventi separati e settoriali, evitando sprechi e sovrapposizioni e riuscendo ad avere un impatto sui problemi complessi che richiedono sinergie tra settori diversi, come sono la povertà, la disoccupazione, le precarietà, le crisi, il degrado ambientale, le discriminazioni ecc.;
  • la separazione tra finanziamenti ordinari e fondi comunitari per lo sviluppo (anche privati) e quelli per la cooperazione: perché permette di farli convergere verso strategie di sviluppo locale internazionalizzato;
  • la scarsa partecipazione diretta dei cittadini e la conseguente loro diffidenza verso la politica: perché facilita il coinvolgimento attivo dei cittadini che hanno problemi comuni e si organizzano per risolverli in dialogo con le istituzioni e la politica;
  • il degrado dell’ambiente: perché spinge la gente che vive e lavora sullo stesso territorio a evitare di contaminare l’ambiente e a valorizzare le risorse naturali e culturali del posto;
  • il paternalismo: perché la scelta in favore dell’approccio territoriale allo sviluppo è animata da relazioni costruttive tra soggetti e collettività locali che si responsabilizzano e operano per il reciproco vantaggio;
  • l’eccesso di competitività aggressiva: perché dimostra la superiorità dell’approccio collaborativo che permette di fare, al tempo stesso, i propri interessi e quelli della collettività e di vivere in maggiore sicurezza.

Sotto il profilo programmatico, i Fondi SIE (strutturali e di investimento europei) e il PSR (programmi di sviluppo rurale) hanno delineato la propria policy ricercando i collegamenti con gli Obiettivi Tematici e con le Linee di indirizzo strategico regionali nell’ambito di un disegno unitario. Al suo interno grande attenzione e centralità è stata riservata all’implementazione delle priorità di sviluppo, ulteriormente estese dalla previsione di realizzare importanti azioni per il perseguimento di strategie territoriali e obiettivi trasversali (ambiente, mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, innovazione), oggetto di grande attenzione da parte della Commissione Europea. Trasversalità territoriali che le Regioni  intendono implementare attraverso strumenti di programmazione integrata, sia per lo  Sviluppo Urbano  che delle  Aree Interne,  identificando i vantaggi competitivi e le specializzazioni tecnologiche più coerenti con il loro potenziale di innovazione (Smart Specialisation Strategy).

Tali strumenti sono:

  • CLLD – Community Led Local Development, di cui al Capo II artt. 32-35 del Reg (UE) 1303/2014; lo sviluppo locale di tipo partecipativo sostenuto dal FEASR, Fondo capofila con il contributo degli altri Fondi FESR, FSE, FEAMP;
  • ITI – Investimenti Territoriale Integrati – di cui al Capo III, art. 36 del Reg (UE) 1303/2014; investimenti che saranno attuati in presenza di strategie integrate che richiedono la contemporanea presenza del FESR e del FSE, Fondi Capofila con il contributo del  FEASR e  del FEAMP.

La definizione di una strategia d’area efficace richiede l’individuazione di obiettivi condivisi e una codifica in forma di risultati concreti attesi. I risultati attesi esprimono dunque le trasformazioni cui si ambisce, che devono poter essere osservate e misurate attraverso variabili segnaletiche. Risulta cruciale, quindi, integrare la strategia d’area in uno schema logico che espliciti i collegamenti tra risultati attesi, indicatori di risultato ad essi associati e le azioni, ossia gli interventi o le classi di interventi necessari per raggiungere tali risultati attesi.

Sulla base di queste indicazioni, l’indice ragionato di Piano Strategico di Area predisposto intende porre priorità:

  • la qualità della vita delle persone che risiedono nelle aree dei bio-distretti, attraverso la proposta di obiettivi interdipendenti che concorrono ad invertire e migliorare le tendenze demografiche dei territori;
  • l’aumento del benessere e dell’inclusione sociale di chi vive in quelle aree;
  • l’aumento della domanda di lavoro e dell’utilizzo del capitale territoriale.

Gli indicatori di risultato hanno anche lo scopo di rendere comunicabile l’avanzamento della strategia in una modalità al contempo comprensibile e immediata nei confronti della cittadinanza e di tutti i soggetti variamente interessati alla sua riuscita. Per garantire adeguati standard di qualità delle misurazioni, i Regolamenti comunitari hanno introdotto una specifica condizionalità ex ante su «Sistemi statistici e indicatori di risultato». E’ quindi indispensabile che i beneficiari di Fondi Strutturali e di Investimento Europei dispongano  di sistemi efficaci per la raccolta di dati statistici e di indicatori di risultato,  per orientare la strategia di intervento, ottenere primi apprezzamenti e facilitare l’impostazione di successive valutazioni d’impatto. Ciascun indicatore di risultato è  associato ad obiettivi, secondo una metodologia definita SMART, suggerita dalla Commissione Europea.

Ciò consente di integrare e rendere sinergiche le risorse finanziarie messe a disposizione dai diversi Fondi SIE (PSR; FESR e FSE), in modo da rispettare le specificità di utilizzo ed evitare le sovrapposizioni e la frammentazione, innescando circoli virtuosi di innovazione e miglioramento continuo.

In questo quadro, di particolare rilievo risulta la creazione dei Gruppi Operativi per l’Innovazione, ai quali partecipano agricoltori, trasformatori, distributori e commercianti di alimenti, specialisti del biologico e dell’agro-ecologia, nonché  università e centri di ricerca, in modo da individuare e monitorare le innovazioni appropriate ed emergenti utili a migliorare la qualità delle produzioni.

E’ importante altresì che le buone pratiche sperimentate e valutate nei diversi territori diventino patrimonio comune. La comunicazione orgogliosa dei progressi compiuti in ogni bio-distretto aumenta la fiducia e la reputazione, rende possibile ampliare le alleanze necessarie con movimenti ed organizzazioni della società civile che va oltre il posizionamento di mercato verso forme di sviluppo realmente sostenibili ed inclusive.

Per tali motivi  riteniamo indispensabile ed urgente avviare un sistematico scambio di informazioni, esperienze e conoscenze tra i  bio-distretti. Un servizio volto a  favorire i processi di miglioramento continuo, che siano in grado di rendere conto non solo di aspetti tecnici e tecnologici, ma che siano soluzioni per tutte le dimensioni della sostenibilità, inclusi gli aspetti sociali, il rafforzamento istituzionale e la governance. Ci si riferisce ad azioni relative alla resilienza e all’adattamento ai cambiamenti climatici,  al recupero, conservazione e gestione operativa della biodiversità, al miglioramento della salute e della resilienza degli ecosistemi, alla crescita della produttività  dei sistemi biologici, al risparmio, alla conservazione e miglioramento dell’acqua, della qualità dell’aria e della fertilità del suolo, agli acquisti verdi degli enti pubblici, all’inclusione sociale di persone con difficoltà psico-sociali e fisiche, all’equità di genere, ecc.. Dall’altra, lo scambio di informazioni e conoscenze tra i bio-distretti costituisce un sostegno alla cultura dell’innovazione, ma soprattutto incrementa la trasparenza e crea fiducia e reputazione sia verso i consumatori che  verso i diversi  livelli di governo (locali, regionali, nazionali e internazionali) che devono definire quadri normativi di tutela e valorizzazione delle nostre esperienze.

 

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